Gli enormi massi erratici sono proprio discesi dalle Alpi e per molti di essi si è potuto indicare anche con precisione la montagna donde si staccarono. Il tal masso di granito apparteneva al Monte Rosa; il tal pezzo di micascisto è caduto dal San Gottardo: sono note ad un tempo l’origine dei massi e la strada da essi percorsa. Anticamente, tutto il versante settentrionale delle Alpi era orlato da un’immensa distesa di ghiaccio formata dal confluente di cinque enormi ghiacciai, che riempivano le vallate ove scorrono attualmente il Rodano, l’Aar, la Reuss, la Linth ed il Reno. Le pietre cadute dalle vette sui nevai, discendevano a poco a poco col fiume mobile dei ghiacci; ma, invece di fermarsi allora a piè delle valli superiori, continuavano la loro strada, passando sulle pianure basse, sulle depressioni profonde, che sono oggi riempite dai laghi. Avrebbero seguitato il loro viaggio anche al di fuori della Svizzera, se non avessero incontrato la barriera trasversale del Giura. È là che hanno dovuto incagliarsi, e che noi le vediamo ancora dopo centinaia e forse migliaia di secoli. Alcuni di questi massi, trascinati dal ghiacciaio del Rodano, sono stati portati così fino a 1,400 metri di altezza sui fianchi della montagna dello Chasseron. Ve n’ha di tali che vi si potrebbe coltivare una cava, misurando essi un volume di 3,000 e sin 5,000 metri cubi. Si è costatato che l’altezza maggiore, alla quale incagliarono i massi erratici, cade su quella parte del versante del Giura, che prospetta la valle del Rodano da Villeneuve a Martigny.
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