Il confronto dei documenti del medio evo con le carte attuali sembra provare che l’interrimento delle acque lacustri, aiutato ora dal diboscamento delle montagne, diviene sempre più rapido. Il villaggio di Gordola che era il porto principale del lago alto, settecento anni or sono, trovasi solo di 2 chilometri arretrato dalla riva attuale, mentre il nuovo porto, Magadino, che ha le case sempre minacciate dalle frane e dagli straripamenti d’acqua, è obbligato a spostarsi di centinaia di metri ogni decade e ad inseguire per così dire la costa che fugge. Locarno, situata presso le bocche della Maggia, nell’angolo d’un delta che è tipo di regolarità, vede egualmente le sabbie colmare il suo porto scavato a gran costo. Supponendo che il sedimento recato dal Ticino, dalla Verzasca e dalla Maggia sia un millesimo della massa liquida e che una metà vada a depositarsi lontano nel gran lago, basterebbero 350 anni perchè la baia di Locarno, profonda in media 50 metri, si colmasse intieramente, e le tre correnti, riunendosi in uno stesso delta, procedessero ornai alla conquista del lago inferiore. Ma le terre, apportate dalle acque torrenziali, restano insalubri finchè l’uomo non le abbia nettate con la vanga e l’aratro. I miasmi che s’alzano dalle paludi della pianura bassa del Ticino sono mortali d’estate; gli abitanti di parecchi villaggi sulla riva del fiume sono obbligati a rifugiarsi durante la stagione dei calori nelle capanne delle valli alte. Molto più salubri sono le rive del Ceresio o lago di Lugano, di questo doppio bacino nel quale si ricongiungevano una volta due lingue dei grandi ghiacciai del Ticino e dell’Adda.
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