Così, nel cantone del Ticino, le cui montagne dirupate presentano direttamente i loro pendii ai raggi del mezzogiorno, la breva o brezza di valle comincia a risalire verso le vette alle undici di mattina, e la corrente discendente rifluisce talvolta fin dalla sera stessa. Sui laghi di Zurigo e di Costanza, le cui valli s’inclinano verso ovest, e che sono dominati da montagne meno alte, meno esposte all’ardore del sole, tutti i movimenti atmosferici sono ritardati di qualche ora.
UNA CAPANNA DEL CLUB ALPINO; VEDUTA DELL’ALTELS E DEL GSPALTENHORN.
Disegno di Fr. Schrader, da una fotografia di Beck, membro del Club Alpino
Il vento che apporta i cambiamenti più rapidi nella temperatura e nell’equilibrio generale dell’atmosfera, è il celebre föhn, il favonius dei Latini. Questa corrente, ad un tempo benefica e terribile, costituisce un gran soggetto di studio e di discussione pei meteorologisti. Gli uni, con Dove e Mühry, la considerano sopratutto come la contro-corrente tropicale dei venti alisei; gli altri, con Escher della Linth e Desor, la reputano un vento del Sahara un po’ deviato dalla sua corsa verso nord-est sotto l’influenza d’una depressione barometrica nell’Europa occidentale; il fatto è che durante il föhn del 23 settembre 1866, studiato dal signor L. Dufour con sorprendente sagacia, le condizioni meteorologiche dell’Algeria coinciderono in modo notevole con quelle della Svizzera: la stessa tempesta infieriva sulle due contrade.(68) Il föhn soffia specialmente d’inverno ed in principio della primavera, quando la zona mediana del sistema generale dei venti è ancora in vicinanza all’equatore; esso varia molto a seconda delle valli e delle stagioni, ma generalmente è secco, caldo, snervante; vero è che, passando sulle alte vette delle Alpi, si raffredda e lascia spesso cadere forti piogge sul Monte Rosa e sulle cime del Ticino; tuttavia, ingolfandosi nelle valli, riacquista calore per la condensazione e soffia come vento tiepido; è desso sopratutto che scioglie le nevi a primavera: talvolta, in qualche ora, netta vasti declivi dallo strato nevoso che bruciava le erbe.
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