In tutte le cose, mira alla realtà pratica, ed uno dei vantaggi che ha saputo conseguire è una libertà materiale maggiore di quella d’ogni altro popolo europeo. Fra le varie nazioni, la Svizzera è quella che più s’è avvicinata all’ideale, puramente politico, del governo esercitato direttamente dai cittadini.(104)
VIII
È in gran parte alla natura che gli Svizzeri sono debitori delle loro libertà politiche e della conservazione della loro indipendenza nazionale: le montagne, i laghi, le vallate tortuose hanno contribuito, quanto la loro energia e la forza delle loro braccia, a collocarli nel primo rango fra i popoli liberi. Durante il medio evo, quasi tutte le popolazioni che erano protette da una cinta di paludi, di grandi foreste o di rupi difficili a superare, seppero approfittarne per governarsi da sè; ma in nessuna parte, all’infuori della Svizzera, le barriere sono state sufficienti a serbare intatta l’indipendenza acquisita.
La leggenda e la storia s’accordano nel cercare le origini della confederazione elvetica nella regione centrale delle Alpi svizzere, difesa da tre lati da rupi una volta insuperabili, ricoperte di ghiacci e di nevi, protetta a nord dalle acque tempestose di un lago che è chiuso da montagne a picco. In questa fortezza naturale si svolsero tutti gli avvenimenti raccontati nella leggenda di Guglielmo Tell; ivi, sulla prateria del Rütli, tre Svizzeri, i padri della patria, strinsero il primo patto dell’indipendenza. Gli uomini d’Uri, di Schwitz e d’Unterwalden non solo avevano il vantaggio d’abitare un paese di facile difesa, ma possedevamo altresì il vigore morale dovuto al loro genere di vita: figli di coloni che s’erano spinti lontano nelle valli per dissodare il suolo, avevano lo spirito di libertà e l’audacia che animano tutti i fuorusciti, artefici della propria fortuna e vincitori della natura.
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