Anche oggi, molti comuni dei cantoni alti, che hanno la proprietà della maggior parte o anche della totalità dei boschi e dei pascoli del loro territorio, vigilano con occhio geloso a che la popolazione non diventi troppo numerosa per rispetto al loro piccolo dominio. Responsabili di quelli dei loro membri che cadono nell’indigenza, ed obbligati a nutrirli a proprie spese o metterli in aggiudicazione per cederli all’acquirente che domanda il minor compenso, essi autorizzano i matrimoni solo quando gli sposi siano abbastanza provveduti, e quando le famiglie siano troppo feconde, si sbarazzano dell’eccesso di giovani dando loro un piccolo viatico ed il consiglio d’andare a cercar fortuna nel vasto mondo. In altri tempi gli esuli avevano un mestiere facile, purchè fossero grandi e forti, il mestiere della guerra. Sono già più di ventuno secoli, racconta Polibio, che Celti discesi dalle Alpi e dalla valle superiore del Rodano si vendevano ai Romani per andare a combattere altri Celti nelle campagne del Po. Dopo le grandi vittorie degli Svizzeri sugli Austriaci e Borgognoni, la guerra divenne il mestiere preferito dei montanari; parecchi cantoni ne fecero persino un’industria di Stato, concludendo con la Francia, con Vienna, col papa e coi vari sovrani d’Italia, trattati nei quali s’impegnavano a fornir loro per la parata o per la guerra reggimenti di soldati mercenari.
Chi vuole eroi, convien li paghi bene.(130)
Appena nell’anno 1855 ebbe fine l’ultima «capitolazione» d’un cantone svizzero con Roma e Napoli; nè Lucerna nè alcun altro piccolo stato alpestre ha più l’onta di vendere la carne dei propri figli; ora bisogna che i giovani fuorusciti s’ingegnino a trovare mestieri diversi da quello delle armi.
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