La crisi, per quanto preparata di lunga mano, sorprese impreparati i governi che si erano andati sempre più isolando dalla vita del popolo. Insorse prima il Canton Ticino, impaziente di mutare la sua costituzione del 1814, importata dalle baionette federali; poi la pacifica rivoluzione di Turgovia affrettò quelle d’altri Cantoni e, in men di due anni, undici fra essi mutano le loro istituzioni. Neuchâtel tentò di togliersi la corona tedesca dal capo; a Schwitz la Dieta impedì colle armi la separazione che pareva inevitabile, ed altrove si compie, come a Basilea, dove la campagna insorge colle armi contro la città che le ricusa eguaglianza di diritti e di rappresentanza, e la Dieta, ad onta dell’opposizione della lega di Sarnen, deve sancirne l’autonomia cantonale. Questi mutamenti svilupparono la vita federale , e dopo molte discussioni fu messo assieme il patto di Pellegrino Rossi, le cui disposizioni, tolte in parte all’Atto di Mediazione, in parte alla costituzione americana, non bastavano agli Stati più civili, incapaci di una moderazione punto conforme alle idee novatrici dell’epoca, nè si potevano accettare dai piccoli dei quali scemavano l’importanza, ferivano il fanatismo religioso, minacciavano, col diritto di libero stabilimento, la originalità. Ma siccome una riforma era necessaria, e non era possibile procedervi d’accordo, il diritto storico si eclissò davanti alle minaccie della forza. Quando la Dieta non si mostrò disposta a sostenere, secondo voleva il patto del 1815, i conventi dell’Argovia, rivisse la lega di Sarnen, la quale, dando i gesuiti nuovo alimento alle passioni irruenti, si mutò nel Sonderbund.
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