Bridel. Quelli della grande galleria si trovavano già presso alla fine. È lunga 14,912 metri e mezzo, circa 15 chilometri, due chilometri e mezzo più di quella del Cenisio, e quasi 5 più di quella dell’Arlberg. Passa a 300 metri sopra il fondo della valle di Andermatt, e a 1500 fino a 2000 sotto la vetta delle montagne; vi entra ad Airolo a 1179 metri sul livello del mare; esce a Göschenen a 1106. Le acque della Reuss, della Tremola e del Ticino, con turbine potenti, mettevano in movimento le macchine ad aria compressa, che scavavano nel quarzo, nel gneis e nelle altre roccie i fori, dentro i quali si caricava la polvere, per far saltare gli strati interposti. Lavori delicati e ad un tempo imponenti sono stati necessari per assicurare l’incontro delle due sezioni della galleria.
L’impresa fu affidata all’ing. L. Favre, che continuò sempre i lavori con grande energia, e senza una di quelle delusioni, che gli altri trovavano ad ogni passo. Ad Airolo per due chilometri si lavorò in roccie traversate da correnti d’acqua; a Göschenen si trovò presto un quarzo durissimo, ma poi incontrarono strati argillosi chiusi tra roccie durissime, le quali li cacciavano fuori, costringendo ad esperienze ed a spese che in alcuni punti superarono le 25,000 lire il metro. Una rivolta degli operai nel luglio 1875, l’incendio di Airolo il 18 settembre 1877, il calore intenso di 36 gradi C. e le malattie di cui ebbero a soffrire gli operai, specie verso la fine del traforo, la morte del Favre avvenuta il 19 luglio 1879, impacciarono ma non ritardarono gran fatto l’impresa, e il 28 febbraio 1880 uno dei punzoni che intaccavano la roccia trovò dietro il vuoto; il giorno dopo una mina compì la comunicazione.
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