Nell’epoca romana il Danubio era una delle grandi frontiere dell’impero. Questo fiume, che prende origine alla stessa longitudine del Rodano e sbocca in mare sotto il meridiano del Nilo, era il limite naturale che si stendeva da ovest ad est, a nord della regione delle Alpi, e si comprende benissimo che i padroni del mondo civile non si avventurassero senza esitare nelle montagne e tra le foreste sconfinate della riva opposta. Il Danubio fu per gran tempo il limito del loro impero, e le conquiste di Trajano nella regione dei Carpazi furono considerate come la prova più sorprendente dell’onnipotenza di Roma. Ma con l’invasione dei Barbari la funzione geografica del Danubio cambia assolutamente: invece d’essere una frontiera fra i popoli, ridiventa quello che era già stato pei Galli, la grande via per la quale le nazioni in conflitto s’avanzano verso l’occidente, o rifiniscono ad oriente. Così gli Unni, gli Avari ed altre orde venute dall’est rimontarono il Danubio; più tardi gli Slavi, i Magiari, i Turchi seguirono la stessa strada, mentre i Franchi di Carlomagno, i Bajovari che colonizzarono a poco a poco l’Austria, i Crociati in marcia verso Costantinopoli e, nei tempi moderni, gli eserciti che ricacciarono i Musulmani, si dirigevano in senso inverso lungo il gran fiume. Anche per la Francia, che pure è situata ben al di fuori del bacino del mar Nero, il Danubio era una magnifica arteria militare, della quale i suoi eserciti si sono spesso serviti, ma che è stata non meno spesso utilizzata contro di lei.
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