Ma il Vernagt riesce più terribile agli abitanti delle sue rive nella valle bassa quando s’arretra; fondendosi, cessa dal far argine alle acque lacustri della valle superiore, sì che irrompono come una formidabile valanga, devastando le praterie ed i campi che incontrano nel loro passaggio.(28)
I disastri di questo genere, straripamenti di laghi, scoscendimenti di montagne, sono frequenti nelle Alpi austriache, per la natura friabile d’un gran numero delle loro rocce. La storia del Tirolo e delle provincie vicine non è meno ricca di tali disastri che quella della Svizzera. Così la Salza, che discende dagli Alti Tauern a Salisburgo, è stata spesso ostruita dagli ammassi di detriti che le recavano i torrenti, e s’è mutata in un lago temporaneo. Nel 1798 una valanga di fango e di pietre, caduta nella forra d’Oefen , a monte di Hallein, inghiottì due villaggi delle rive della Salza e coprì i campi d’una massa di detriti valutata a 20 milioni di metri cubi. Così pure, la valle dell’Adige è stata spesso bloccata da enormi depositi di deiezione, i quali, colla forma regolare dei loro coni addossati alle pareti della montagna, contrastano con le rupi fastagliate donde caddero i detriti; in certi punti i coni versati dai torrenti hanno tali dimensioni, che si sovrappongono, s’innestano bizzarramente gli uni agli altri: quando non siano ancora coperti dalla vegetazione somigliano per la loro bianchezza a valanghe di neve. A Mori, presso Roveredo, la strada ferrata attraversa in trincea enormi frane conosciute sotto il nome di Lavini di San Marco; sono probabilmente gli ammassi di pietre di cui parla Dante nel canto dodicesimo dell’Inferno.
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