La vallata dell’Inn, in molti punti larga parecchie leghe, offre un sorprendente miscuglio di grazia e di maestà, per l’esuberante fertilità dei bassifondi, le città pittoresche distribuite sui pendii, i castelli eretti sui promontori, il profilo dolce e potente dei monti coperti di foreste nere e di pascoli meno cupi, che contrastano con la bianchezza scintillante dei ghiacci e l’azzurro profondo del cielo. Più mirabile ancora è la valle dell’Eisack e dell’Adige, a sud del Brennero; somiglia a quella dell’Inn, ma ha di più lo splendore italiano del clima, delle vigne, dei frutteti, dei campanili bianchi, e in lontananza la distesa della vasta pianura verde, non limitata all’orizzonte che dalle brume grigiastre, a piè degli Appennini. L’acqua cadente in maggior copia sul versante meridionale, una pendenza più forte dei fianchi montani, alternative più considerevoli di freddo e di caldo hanno prodotto nella valle dell’Adige i fenomeni geologici più grandiosi. Come ghiacciaio, l’Adige aveva un corso differente di quello che ha come fiume. Così, a valle di Bolzano, s’espandeva ad ovest della sua vallata attuale, per una larga depressione che nella sua cavità contiene ancora il lago di Kaltern, poi, urtando contro la radice delle montagne dominate dal Baldo, volgeva a destra per rientrare nel bacino oggi occupato dal lago di Garda.
Nelle Alpi austriache, come nelle montagne della Svizzera, i climi locali variano all’infinito, a seconda dell’altezza e dell’esposizione. Ecco una valle bassa, ben riparata dal vento, che gode un clima quasi italiano, mentre un borgo vicino, sul pendìo superiore volto a nord, è trasferito in Lapponia dalla debole temperatura media e dal rigore degli inverni.
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