A valle di Bolzano, trovasi a stento un gruppo di case in cui non siano già penetrati gl’Italiani, e più in alto, verso Bressanone e Merano, cominciano ad invadere le due vallate. Così pure, nelle montagne situate ad oriente dell’Adige, numerosi villaggi hanno cambiato nazionalità; lo provano i nomi tedeschi dei luoghi e la lingua italiana che oggi vi si parla. Gli abitanti della valle del Fersina, ad oriente di Trento, sono chiamati Mocheni, perchè avevano sempre in bocca la parola machen, fare; ma il loro dialetto italianizzato non si serve ormai di questo ausiliare tedesco.(42) Gli Slapari o Tartaglioni della Folgaria hanno pur cessato di borbottare un cattivo tedesco e parlano una lingua che non sarà quella di Dante, ma è pure italiana. In onta a qualche reazione nelle città, i guelfi del Tirolo hanno trionfato dei loro padroni politici nel bacino superiore dell’Adige e nelle valli tributarie.(43) Del resto, prima che s’aprisse la ferrovia del Brennero, l’influenza germanica poco facevasi sentire a sud della frontiera delle lingue. I Trentini parlano un italiano puro quanto i Genovesi ed i Milanesi, perchè lo hanno imparato e lo studiano per riconnettersi alla patria; inoltre, le loro città per la costruzione degli edifizi non sono meno italiane delle città della Lombardia, mentre le città tedesche, non solo quelle del versante meridionale delle Alpi, ma più lungi ancora, dall’altra parte dei monti, Innsbruck, Salisburgo stessa, hanno nella disposizione delle strade, nell’architettura delle case e nell’interno ordinamento degli edifizi, qualche cosa di inatteso e di pittoresco, che ricorda l’Italia.
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