Ma la reazione fu terribile. Assaliti ad un tempo da tre parti, dalla valle dell’Inn e da quelle dell’Adige e della Drava, i protestanti delle montagne non poterono che tentare una resistenza sfortunata; una gran parte della popolazione fu costretta ad espatriare; in due soli anni, 1731 e 1732, venticinquemila Salisburghesi dovettero rifugiarsi nella Svevia, nell’Olanda, nella Svezia, nella Lituania; l’America del Nord accolse pure un certo numero di fuggiaschi. Industrie fiorenti, esercitate dai protestanti della Carinzia e della Stiria, scomparvero affatto dal paese, e ricchi giacimenti metalliferi furono abbandonati.
Da quell’epoca di repressione, i Tirolesi sono rimasti devota-mente sottomessi alle autorità spirituali. Sanno che le grandi assisie della fede cattolica furono tenute a Trento, quasi nel loro territorio, e con una specie di patriottismo obbediscono ai decreti religiosi promulgati più di tre secoli or sono. Le discussioni filosofiche sono soffocate nelle loro scuole; il nome di framassone è considerato da essi come un’ingiuria. All’infuori di alcuni gruppi di protestanti, stabilitisi fin dal principio del secolo qua e là nel Vorarlberg e ad Innsbruck, la popolazione delle montagne tirolesi è tutta cattolica; la maggior parte degli studenti che frequentano l’università d’Innsbruck segue i corsi di teologia; relativamente alla cifra degli abitanti, i preti ed i frati sono numerosissimi, sopratutto nel Tirolo tedesco, e la loro influenza è tale che in parecchi distretti possono costringere la maggior parte dei fedeli alle dure pratiche della macerazione.
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