Ciò nonostante Vienna è anche una città di grande attività industriale. Già celebre pei suoi buoni artigiani nei tempi leggendarii, se in essa furono apprestati gli abiti nuziali dei quali Attila si doveva adornare, impalmando Chrimilda, Vienna è oggi più che mai il principale centro rnanifattore dell’Austria-Ungheria: la decima parte circa dei prodotti fabbricati in tutto l’impero esce dai suoi opifici. Fra le sue industrie diverse si distingue sopratutto per la fabbricazione delle seterie, delle vetture, delle locomotive e delle macchine d’ogni specie, dei pianoforti e d’altri istrumenti di musica, dei compassi, dei meccanismi di precisione. La sua grande tipografia di Stato è la prima d’Europa, una delle più ricche in caratteri d’ogni specie. Gli artigiani Viennesi hanno anche una singolare abilità per la manifattura degli oggetti minuti d’arte e di lusso; essi sono poi abilissimi nel brillantare la carta e le stoffe, nel tornire il legno e l’avorio, nello stampare il cuojo, nel niellare e cesellare i metalli. Se l’articolo di Vienna non uguaglia l’articolo di Parigi per la delicatezza della forma e la sfumatura dei colori, ha forse maggiore apparenza e solidità.
Vienna, questa città così materialmente attiva, era, non è molto, assai pigra intellettualmente. Vi si pensava poco; gli scienziati, gli scrittori seri, i poeti erano rari; Vienna aveva da citare grandi nomi soltanto fra i compositori musicali, essendo la patria di Schubert e Haydn, ed essendo nati nelle sue vicinanze Mozart e Beethoven, che vi fissarono dimora.
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