Questa gola, che la storia, ci indica dopo l’epoca romana come la gran via del commercio e delle invasioni, è la vera porta occidentale verso l’Italia, e i patriotti della penisola non hanno cessato di ripeterlo.(76)
Il Carso è un altipiano unico in Europa pel suo caos di pietre e per le bizzarre disuguaglianze delle sue rocce frantumate; benchè non lasci scorgere affatto nelle sue depressioni, l’impronta d’antichi ghiacciai, pure è coperto di massi e di ciottoli quanto le valli invase dalle morene. Qua e là si ergono muri, obelischi scabrosi, cumuli di massi simili a rozze statue, ma quasi dovunque le bizzarrie dei calcari, circondate di frammenti spezzati, non lasciano nello spirito che l’impressione d’uno spaventevole disordine; dove non sono state tracciate strade costosissime traverso a quel prodigioso ammasso di ruine, riesce assai disagevole camminare, anzi in certi punti impossibile, a cagione dei burroni che si aprono da tutte le parti nel sassoso deserto, anche sui pendii delle colline. Questi burroni, chiamati foibe dagli Italiani, doline dagli Sloveni, sono d’ogni forma e d’ogni dimensione: gli uni hanno l’aspetto regolare di un imbuto, gli altri somigliano a pozzi e le loro pareti sono tagliate a picco; altri ancora sono tagliati a forma di circhi, circondati da gradini tutto all’ingiro; così Dante aveva immaginato che i gironi dell’inferno si sprofondassero negli abissi della Terra come un cono rovesciato. Fra le foibe ve ne sono di così piccole che si potrebbero passare d’un salto, e ve ne sono pure di vastissime che contengono boschetti e perfino ampie foreste; vi troverebbero posto numerose popolazioni e le montagne circostanti, gettate in questi abissi, non basterebbero a colmarli.
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