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      Certo, questo fiume non è più così ricco d’acqua come anticamente; non si precipita più dalla montagna muggendo e si cercano invano le nove o sette bocche di uscita mentovate dagli antichi scrittori: del resto essi davano al Timavo un’importanza in gran parte convenzionale, perchè era un limite naturale all’angolo estremo dell’Adriatico.(87) Czœrnig reputa che il Timavo fosse anticamente ingrossato da una parte delle acque dell’Isonzo, il corso del quale era diverso del presente nell’epoca romana.(88)
     
      72. -- L’ISONZO ED IL TIMAVO.
     
     
      Comunque sia, non merita più il nome di «Madre dell’Adriatico;» in media conduce due volte meno acqua della fontana di Valchiusa e nove volte meno dell’Isonzo, che mette foce dirimpetto, dall’altra parte del golfo, e prolunga il suo delta di circa 7 metri ogni anno.(89) Durante la stagione delle grandi siccità, il Timavo, se sono esatti i calcoli fatti da diversi geologi, sarebbe insufficiente a soddisfare ai bisogni della città di Trieste.(90)
      Un’altra Recca o Recina, vale a dire un altro «canale» poichè questo è il significato della parola slava, discende dal Carso liburnico per una chiusa delle più selvagge e sbocca nel Quarnaro, immediatamente sotto Fiume; ma a qualche centinaio di metri al di-sopra della foce le sue acque sono più che decuplicate da un’enorme sorgente, che scaturisce dalla base di una roccia in gorgogli che si sospingono gli uni gli altri come se loro mancasse lo spazio. La colonna d’acqua che scorga riempie tosto il letto della Recina ed i grandi condotti d’acqua per gli opifici, e va a formare il porto occidentale di Fiume, la Fiumara, sventuratamente otturata dalle alluvioni che trascina la corrente pluviale, respinta dal mare: questi limi silicei sono calcolati a 30,000 metri cubi ogni anno, mentre la massa liquida riversata nello stesso tempo è di più di 700 milioni di metri, vale a dire di 22 metri e mezzo per minuto secondo; la temperatura di questa copiosa sorgente è di circa 10 gradi centigradi, cioè quella delle acque cadute sull’altipiano a 1,200 metri di altezza.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume 1 - Introduzione generale - L'Europa centrale
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1884 pagine 1407

   





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