Nelle isole e nelle penisole del litorale illirico non v’è il disordine strano nel quale sono sparse le rocce frastagliate del litorale scandinavo: esse hanno forma molto regolare, tutte le montagne, tutte le valli, tutte le liste di terra sono rivolte secondo l’asse delle catene della Bosnia. È bensì vero che tanto le isole meridionali di Brazzà, Lesina, Lissa, Curzola, Melada, quanto la lunga penisola di Sabbioncello, hanno una direzione un po’ obliqua verso il litorale, a cagione della piega delle loro catene di montagne verso l’ovest, mentre la catena del litorale, al nord di Spalato, segue la stessa deviazione. Gli orli marittimi della Dalmazia appartengono tutti alle stesse formazioni eoceniche e cretacee del continente, ad eccezione d’alcune rocce eruttive a Lissa e sugli scogli situati più all’ovest in mezzo al-l’Adriatico. Si può ritenere che queste isole appartenessero in altri tempi al continente e che ne siano state grado a grado staccate dalla corrosione degli strati di marne friabili che si estendono nelle valli inferiori, fra le catene parallele delle montagne. Dagli scandagli si è rivelato che in complesso il labirinto delle isole dalmate continua esattamente la costa occidentale della penisola dell’Istria; ne è diviso solo dalle acque profonde della bocca del Quarnaro. Non v’ha dubbio che anche le voragini hanno contribuito in gran parte a frastagliare la riva del continente e il litorale delle isole. Fra le voragini che si mutarono in porti mercé una breccia aperta nel loro circuito, si può citare il bizzarro cono di Buccari e di Porto Re, che si apre sulla costa, a pochi chilometri al sud-est di Fiume; altri abissi, come quello di Pago, sono rimasti senza comunicazione col mare.
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