Gli Italiani, più numerosi nell’Istria, ma in tenue minoranza nell’arcipelago dalmata e nel litorale dell’Illiria, occupano soprattutto la regione marittima; gli Slavi abitano invece l’altipiano e discendono sul versante dei monti e delle colline fino al mare, od in vicinanza delle acque.
A quali razze appartenevano gli antichi abitanti di quella regione e in quali proporzioni si sono incrociati? Quali furono i più numerosi, i Celti, che diedero nome al Carso i Pelasgi, antenati degli Albanesi, oppure gli Italioti, nei quali si debbono forse riconoscere gli antichi Liburnici?(112) Nessuno può dirlo. Devonsi attribuire ad aborigeni sconosciuti i castellieri che si scorgono in molte regioni dell’Istria sulle vette delle rocce e dei poggi?(113) Checchè ne sia, è certo che ai tempi di Roma l’influenza italiana s’insinuava ben più addentro in quella regione che non ai nostri giorni; nonostante molti nomi di villaggi e di famiglie abbiano assunto durante il corso del tempo una forma slava, sono però di origine latina, e si può citare come esempio il nome di Nabresina, il quale si riteneva non è molto una parola slava che significasse sull’alta spiaggia, ma realmente nel medio-evo portava il nome alla latina di Aurisina. Le tribù di origine slava, Tchitches (Cicces) ed altri popoli che occupano gli altipiani dell’Istria furono introdotti dal nono al diciassettesimo secolo, forse in cento diverse riprese, dai duchi, dai conti e da altri feudatari, dalla repubblica di Venezia, dal Governo Austriaco, qui per sfruttare i terreni incolti, altrove per difendere posizioni militari; molte tribù che sfuggivano all’invasione furono ammesse a titolo di ospiti, e vennero loro assegnate terre, nelle valli deserte ed anche sui territori già coltivati.
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