A paragone di Trieste, tutti gli altri porti dell’Istria e della Dalmazia hanno un’importanza secondaria. Capo d’Istria (Capodistria) giace in un’isola che un antico ponte, trasformato in largo argine, congiunge alla terra ferma, i Veneziani l’avevano fatta capitale della penisola e l’avevano circondata di un doppio muro; essa conserva tuttora un aspetto imponente; però è troppo vasta per popolazione presente ed ha perduto la miglior parte del suo commercio e molte saline circostanti sono state abbandonate. Pirano, eretta su di un promontorio, possiede saline più ricche e meglio lavorate, peschiera di acciughe e di sardine, e la sua gran rada, il porto Glorioso, dove le più grosse navi possono ancorare durante il cattivo tempo ha il vantaggio di servire di avamporto a Trieste. Parenzo, sede della Dieta dell’Istria dopo il 1861, è specialmente curiosa pei monumenti che decoravano l’antico Parentium; gli avanzi degli edifici romani sono colà in maggior numero che in Pola stessa; l’antico Capitolo, il Foro, i Comizi, la Curia, i templi di Marte e di Nettuno, il teatro, si riconoscono ancora;(127) la cloaca maxima è tuttora utilizzata; per di più, la chiesa Eufrasiana, fondata essa pure nel sesto secolo sui resti d’un tempio romano, è uno dei più preziosi frammenti d’architettura lasciati dall’epoca bizantina. Parenzo ha un discreto commercio, e ne’ suoi dintorni vi sono importanti cave, le quali sin dall’epoca romana, forniscono all’Italia del Nord l’eccellente pietra d’Istria, che essa impiega pei suoi lavori idraulici.
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