Inoltre, le spiagge della baia dei Sette Castelli che si stende all’ovest sino a Tace (Trogir), la piccola Venezia illirica, sono fertilissime e si dà loro il nome di «giardino della Dalmazia.» A Oriente trovasi il piccolo territorio di Politza, i cui abitanti si conservarono a repubblica fino al 1807. I terrazzani di Politza si ritengono tutti nobili, per non essere scambiati coi loro vicini i Morlacchi, amano portare il costume ungherese.(135)
RAGUSA. -- VEDUTA PRESA DAL PLOTCHÉ.
Disegno di Taylor, da una fotografia.
La venerabile Ragusa (Dubrovnik), l’antica Lausio, popolata nel settimo secolo di rifugiati di Salona e di Epidauro, si eleva su d’un promontorio, circondata da fortificazioni all’italiana e dominata da torri. Nel 1667, l’Atene dalmata contava 30,000 abitanti fra le sue mura; ora non è più che una piccola città di appena 9,000 anime compresi i sobborghi Pilé, Plotché, e tutto il suburbio;(136) ha conservato qualche importanza come scalo marittimo mercè il suo buon porto di Gravosa, ed è altresì il punto principale d’approvigionamento per l’Erzegovina; nel medio evo esportava una grande quantità di piombo che i minatori tedeschi raccoglie-vano in Bosnia. A Ragusa, si è già alle porte dell’Oriente: alla vegetazione europea si mescola quella dei climi caldi, e quando si passeggia nei meravigliosi giardini nell’isola di Lacroma, celebre pei suoi vini, par d’essere nelle terre delle Esperidi. Ragusa Vecchia (in slavo Captat), l’antica Epidauro, trovasi pure in un luogo ameno; ma la meraviglia dell’Adriatico è Cattaro, porto militare situato all’estremità del labirinto delle Bocche al piede della strada tortuosa, fiancheggiata di torri e di postierle, che sale sui dirupi della Montagna Nera.
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