Altri emissarî, passando al disopra delle montagne, scaturiscono sulle rive del mare in magnifiche fontane, una delle quali è la famosa Ambla, che mette foce nella rada di Gravosa, al nord di Ragusa.
Il clima della Bosnia è rigido a cagione dell’elevazione generale dei paesi montuosi. Malgrado Sarajevo sia alla medesima distanza dall’equatore di Firenze e di Marsiglia, la temperatura invernale vi discende talvolta a 15 gradi sotto zero; nondimeno i calori dell’estate sono eccessivi, specialmente nelle strette vallate dove il caldo è riflesso dalle pareti biancastre delle montagne. Le variazioni annue e diurne sono assai notevoli. Nelle alte regioni l’inverno dura otto mesi, mentre nelle belle valli dell’Erzegovina si gode già del clima italiano, e i contadini possono coltivare la vigna e il gelso. «Laddove finiscono le pietre ed appaiono gli alberi, ivi comincia la Bosnia,» dicevano i Dalmati per l’addietro; ma certe regioni bosniache hanno ora perduta la loro vegetazione. Gli altipiani dell’Erzegovina, come quelli del Montenegro e le montagne della Dalmazia, sono quasi interamente spogliate delle loro foreste; la Bosnia propriamente detta è però ancora coperta di stupendi boschi. Quasi la metà del territorio è ricoperto da foreste; vero è che nelle pianure, i boschi, dove il contadino mena la scure a suo piacimento, sono in molti punti ridotti a povere boscaglie; ma nella regione delle montagne vi sono foreste tuttora vergini d’alberi d’alto fusto. In questi magnifici boschi, la cui estensione è di circa 160,000 ettari, si trovano le principali essenze dell’Occidente, il noce, il castagno, il tiglio, l’acero, la quercia, il faggio, il frassino, la betulla, il pino, l’abete, il larice; disgraziatamente gli speculatori austriaci approfittano delle strade che cominciano a penetrare nell’interno del paese per devastare e distruggere quelle foreste, che bisognerebbe invece tagliare con severe norme.
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