Raramente si odono uccelli canori in quelle grandi foreste, ma vi sono numerosi animali selvatici; gli orsi, i cinghiali, i caprioli, vi trovano ricovero, e vi si ammazzano tanti lupi che le loro pelli sono uno degli articoli importanti del commercio della Bosnia. Nel suo complesso il paese è di una fertilità ammirabile: è una delle terre promesse dell’Europa per la grande feracità delle sue valli, e poche regioni hanno più amene campagne. La valle nella quale sono situate le due città di Travnik e di Sarajevo è celebre principalmente per la leggiadria de’ suoi paesaggi.
      Sino ad ora la Bosnia è rimasta troppo estranea alla civiltà perchè i suoi prodotti, ad eccezione delle tavole di rovere, possano essere spediti lontano, e dopo l’annessione di quel paese all’Austria solo le sue prune sono pregiate fra le derrate d’importazione. Quasi tutti i suoi villaggi scompaiono fra la verzura dei frutteti. I cavalli della Bosnia, piccoli e vigorosi, hanno tutte le qualità dei cavalli di montagna, e le pecore forniscono una lana finissima. In certi distretti, specialmente sulle frontiere della Croazia e nelle vicinanze della Sava, grandi mandre di maiali quasi libere, errano fra le foreste di quercie: da ciò il nome di paese dei maiali, dato per l’addietro dai Turchi a tutta la bassa Bosnia per derisione.(140) I giacimenti, metalliferi del paese tuttora male esplorati, sono ritenuti ricchissimi; le miniere di ferro sono da lungo tempo lavorate dagli indigeni, e dopo l’annessione, alcuni ingegneri hanno scoperto miniere di piombo, di mercurio, di lignite e di carbon fossile e si è riconosciuto esistere quasi tutti i metalli in quelle miniere, in proporzioni più o meno considerevoli: vi si rinviene altresì schiuma di mare d’eccellente qualità. Abbondanti sorgenti saline scaturiscono dalle rocce triasiche della Bosnia; ma queste ricchezze interne non potranno essere utilizzate sino a che il paese rimarrà qual è, quasi incolto e relativamente deserto.