L’aratro bosniaco consiste ancora in un ramo d’albero ricurvo, senza vomere, e vi attaccano sino ad otto bufali vigorosi; i covoni sono ancora battuti da cavalli lanciati in mezzo all’aia.
Eccettuati gli Ebrei, gli Zingari, i funzionari tedeschi, qualche colono venuto nel paese dopo l’annessione, e gli Osmanli, di razza turca o albanese, che non sono stati uccisi o cacciati o che non si sono esiliati spontaneamente, gli abitanti delle Alpi illiriche sono di razza slava. Le popolazioni che si trovano presso la frontiera del nord, nella Kraina, si ritengono croate, e lo sono realmente: differiscono però appena dai loro vicini i Serbi bosniaci e i Raitzè o Slavi della Rascia, divenuta attualmente il sangiacato di Novibazar: il loro paese è la terra classica dei piesma o canti popolari coi quali gli Slavi meridionali conservono i sacri ricordi delle loro tradizioni nazionali. Gli abitanti dell’Erzegovina sono forse quelli che hanno il tipo di un carattere più spiccato. Essi discendono, pare, da emigrati slavi, venuti, nel settimo secolo, dalle rive della Vistola; come i loro vicini, i Montenegrini, hanno un linguaggio più vigoroso dei Serbi propriamente detti; adoperano pure numerosi giri di frasi ricercate e molte parole italiane si sono introdotte nel loro idioma, ciò che è derivato dal numero infinito dei loro emigrati, dei quali, alcuni, restano in relazione colle loro famiglie ed altri ritornano nel proprio paese. Dice un proverbio, che l’Erzegovina popola tutti i paesi, e non si spopola punto.
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