«Essa assomiglia in ciò all’Albania ed a quasi tutti gli altri paesi delle montagne d’Europa: la gioventù troppo a disagio nelle sue alte valli, va a cercare fortuna all’estero, in quelle pianure oppure al di là di quel mare che scorgono dall’alto dei loro monti.
Se i Bosniaci erano la maggior parte uniti per la loro origine, erano divisi però dalla religione, e questa fu la precipua cagione della loro servitù politica. A primo aspetto sembra realmente sorprendente che gli Slavi della Bosnia dopo mezzo secolo non avessero già scosso, come i Serbi, il giogo degli Ottomani. Si trovano molto più lontani da Costantinopoli, e le loro valli hanno un accesso assai più difficile delle campagne della Serbia. Tutto il loro paese può essere paragonato ad una immensa cittadella, il cui muro più alto si erge precisamente al mezzo giorno, come per impedirne l’entrata agli Osmanli. Scalato questo riparo, bisognerebbe forzare successivamente ogni gola attraversata dai fiumi e valicare una ad una le creste parallele dei monti; in moltissimi punti pochi uomini basterebbero per costringere alla ritirata interi battaglioni. Il clima stesso avrebbe dovuto proteggere la Bosnia contro i Turchi, differendo assai da quello del resto della penisola; i declivi inclinati verso il nord e le barriere delle montagne, che arrestano il passaggio delle tepide correnti atmosferiche, procurano alla Bosnia una temperatura assai più fredda non comporti la latitudine del paese. Eppure, malgrado i vantaggi che presentano il suolo e il clima dal punto di vista della difesa, i tentativi di rivolta fatti per l’addietro contro i Turchi fallirono miseramente.
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