Più in basso Novi, situata al confluente dell’Una e della Sava, ha una certa importanza come punto di partenza della prima ferrovia, che penetrò nell’interno della Bosnia, mentre durava ancora la dominazione turca. Più all’est la valle del Vrbas (Verbas) è relativamente popolosa; in essa trovasi l’antica capitale della Bosnia, la pittoresca Jaicé, col suo palazzo trasformato in fortezza, la sua roccia perforata da sotterranei che servirono di prigione, e la bella cascata di Pliva, le cui acque, dall’alto d’un ponte, si vedono perdersi nella profonda gola del Vrbas. Nella stessa valle, Banjaluka, che ora è la stazione capo-linea della ferrovia, non è realmente che una stretta via di 6 chilometri di lunghezza, fiancheggiata da un lato dalle acque impetuose del Vrbas, dall’altro da alte colline. Alcune sorgenti sulfuree scaturiscono a Banjaluka fra le macerie d’antiche costruzioni, conosciute nel paese sotto il nome di bagni dei Romani.
      Sarajevo, capitale attuale della Bosnia, malgrado lo sia divenuta soltanto nel 1850, era già prima la città più importante della provincia; i nobili musulmani ne avevano fatto il loro luogo di ritrovo e la loro gran piazza d’armi. Fondata nel 1465, questa città sostituì l’antica città di Bosna, situata sul corso del fiume omonimo, e fu dal castello o serai costrutto sul colle, che derivò alla nuova città il nome di Bosna-serai, col quale è conosciuta del pari che colla denominazione di Sarajevo. Nel 1350, Omer Pascià, abbattendo il potere dei bey, spostò la sede del governo, che si trovava allora al nord-ovest, nella graziosa città di Travnik, e la trasferì nella città dei bey, per poter sorvegliare meglio i vinti.