In questa gola della bassa Narenta si è già vicini all’Italia; giardini d’aranci o di cedri, lauri e mirti circondano le case ed i fichi maturano le loro frutta nei luoghi riparati dal vento. Al disopra di Mostar e delle strette gole per le quali passa la Narenta giace il villaggio di Jablonizza, popolato di Slavi musulmani che hanno conservato più fedelmente di tutti i loro vicini le antiche pratiche della vita in comune. Sotto questo aspetto, Jablonizza è rimasto un borgo modello: la bella vallata che la circonda non ha che un solo proprietario, il comune, e i gruppi di famiglie vi si costituiscono senza intervento dell’imano e del cadì. I fanciulli sono a carico della comunità, ma sono sempre allattati dalla loro madre, che li cura fino a che possano far senza del suo aiuto. I lavori domestici e campestri sono ripartiti secondo la forza e la convenienza di ciascuno; raramente accadono dispute nella Zadruga e gli anziani le sedano tosto irrevocabilmente.(144) I raccolti, che consistono principalmente in tabacco e in frutta, sono inviati a Mostar dove servono alla compra di armi, di stoffe e di utensili da lavoro.(145)
Vicino all’estremità meridionale dell’Erzegovina, tanto spesso disputata, si scorge Trebinje, sulla sua isola di pietra, sulla sponda della Trebinscizza. Ad Oriente, presso la fortezza di Klobuk, che vigila la frontiera del Montenegro, si prolunga, fra valli e montagne, una muraglia ciclopica, costrutta non si sa in qual’epoca nè da qual popolo, alla quale si dà il nome di «bastione del Lupo arrabbiato».(146)
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