Però le discordie religiose diminuiscono insieme all’ardore per la fede, e le differenze dei dialetti scompaiono nella società incivilita della città. Le letterature, tuttora distinte, si ravvicinano sempre più abbandonando le forme straniere e arricchendosi di parole e di modi di dire che trovano nella lingua comune. I Croati hanno adottato il serbo come lingua nazionale, non differendone il loro idioma che per alcune parole loro speciali, prive d’importanza, ed è pure sotto l’influenza preponderante della letteratura serba che gli Sloveni, dei quali i Gesuiti avevano abbruciato le opere al principio del secolo decimo settimo, rinascono alla vita intellettuale. Nella Slavonia propriamente detta, gli abitanti, benchè siano i soli a portare questo nome di Slavoni, che è quello della intera razza, respingono questa denominazione della quale si è fatto in tutte le lingue occidentali il sinonimo di schiavo, e preferiscono assumere il nome di Serbi, che è quello di un popolo libero. Anzi nel 1866, il parlamento di Zagabria decise che quella nazione d’allora in poi si chiamerebbe ufficialmente serbo-croata.
Fra tutti i Jugo-Slavi dell’Austria-Ungheria quelli di razza più pura sono probabilmente gli Slavoni ed i Croati delle campagne. Essi sono alti, forti, di bell’aspetto e portano la testa eretta; sono pure benevoli e gentili, ma il loro coraggio naturale li ha spesso trascinati alle maggiori atrocità in guerra; il nome di panduri che era quello di uno dei loro corpi d’esercito, ha diffuso sovente lo spavento, persino nell’occidente e la lingua francese ne ha conservato le traccie.
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