Ogni famiglia ha la sua casetta nel recinto; nel centro s’innalza la casa del gospodor, che contiene la sala da pranzo comune e il «salotto di conversazione,» alcuni alberi fruttiferi circondano le case e gli edifici della masseria. Quando un’associazione diventa troppo numerosa, essa si divide e forma una seconda comunità. Tutte le zadrughe di un distretto si aiutano volentieri reciprocamente; quando si tratta di un lavoro urgente, molte famiglie si riuniscono, e il lavoro è presto terminato fra canti e grida di gioia. Tali sono le comunità agricole della Slavia del sud; esse forniscono ai contadini i vantaggi della grande e della piccola proprietà; permettono la divisione del lavoro e agevolerebbero la coltura intensiva, se l’abitudine non fosse troppo vincolata al rispetto della tradizione; rendono poi impossibile l’indigenza assicurando lavoro a tutti i membri della società e pane a tutti i lavoratori. Sarebbe molto desiderabile che le zadrughe potessero conservarsi, trasformandosi, ed anche concedendo a famiglie straniere di associarsi a loro; ma tutto fa ritenere che quest’antica forma della proprietà comune non possa resistere alle ambizioni individuali e all’opera di disgregamento che è favorita dal diritto generale europeo.(159) Già nelle vicinanze delle città importanti l’ordinamento della proprietà individuale si è sostituito interamente a quello dell’antica comunanza di famiglia. Però i costumi ereditarii hanno tanta influenza, che anche nelle città quasi italiane della costa dalmata e nelle isole dell’Adriatico, si trovano ricche case di commercio costituite sul modello delle zadrughe.
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Slavia Adriatico
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