Però non tutti prestavano effettivamente servizio militare; un gran numero apparteneva a comunanze militari affrancate dal «servizio particolare,» e sottoposte soltanto al «servizio generale», incaricate in tempo di pace della produzione, della ripartizione e della spedizione delle derrate: le città di Carlopago (Bag), di Signa (Zengg), di Kostainica, di Brod, di Petrinia, di Belovar, di Petrovaradin, di Zemun (Semlin), ed altre ancora erano incaricate di mantenere il commercio fra i Confini Militari e l’estero. Fra gli uomini costretti al servizio militare, gli uni costituivano una gendarmeria speciale, ed erano conosciuti e temuti sotto il nome «Mantelli rossi» e sorvegliavano la frontiera, armati all’orientale di un lungo fucile, di pistole e del cangiaro; gli altri coltivavano la terra, ma alla menoma chiamata erano pronti per andare a vegliare sulla frontiera. Realmente, una linea di corpi di guardia circondava la Bosnia, all’ovest dal lato delle montagne, al nord lungo la Sava, e da un corpo di guardia all’altro pattugliavano incessantemente i Grenger o «Confinarii.» Il servizio era dei più duri; nell’inverno bisognava affrontare le tormente di neve sugli altipiani; nell’estate, esporsi ai miasmi delle paludi sulle rive del fiume. Vedute da lontano le csardaks o casette di legno costruite sulle palafitte sopra il livello delle inondazioni, come le capanne dei Papua della Nuova Guinea, sono molto pittoresche; ma la via per arrivarvi è delle più noiose, sovente delle più malsane, e più d’uno straniero non assuefatto a quel clima potrebbe perirvi in poche ore.
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