Nel 1813, il celebre naturalista svedese Wahlenberg, che era stato visto immergere un termometro in un lago, fu accusato di aver voluto inondare le campagne e a gran fatica una vecchia che si era mossa a compassione di lui pervenne a salvarlo dal furore dei montanari.
Il Tátra, gruppo centrale dei Carpazi del nord, è circondato da ogni parte da montagne più basse, contornate esse pure da alture che mano mano digradano verso la pianura. Verso il sud, dal-l’altro lato delle valli della Vág e del Poprád, s’innalzano di contro ai grandi picchi di Tátra i monti ugualmente granitici del piccolo Tátra, chiamati pure Alpi di Lipto. Alcuna delle loro sommità sorpassa i 2,000 metri; ma all’ovest nel gruppo del Krivan-Fátra e del Fátra, sono già più basse di 400 e di 900 metri. Al sud le diverse catene metallifere e i monti d’Osztroski non raggiungono più 1,500 metri; finalmente, tra i gruppi più o meno isolati che si inoltrano a guisa di promontori nelle pianure del Danubio e della Tisza, e che le acque hanno frastagliati bizzarramente, una sola vetta si avvicina a 1,000 metri, il Mátra, la cui bella sommità conica appare da lontano disegnata sull’orizzonte come una tenda azzurra. Esso fa parte del filare di alture che continuano verso il nord-est la catena del Pilis, interrotta dal Danubio nella gola di Visegrad.
Quasi tutti gli ammassi montuosi che sono messi a scaglione attorno al Piccolo Tátra sono formati di rocce eruttive, di trachiti, di basalti e di tufi di ceneri agglomerate. Il Fátra, i monti d’Osztroschi, il Bükk, che si elevano tutti nella vicinanza del-l’antico mare interno, sono stati forati da numerose rocce ignee, come pure la celebre montagna Tokaj, le cui rocce esposte al sole producono un vino «di zucchero e di fuoco.
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