Non di meno lo studio di questo mutabile labirinto rivela una legge della sua formazione. Al disotto di Buda, delle sue ultime colline e della grand’isola di Csepel, dove, durante la conquista magiara, Arpád si accampava co’ suoi soldati,(188) il Danubio si dilata continuamente sulla riva occidentale, non pel solo movimento della terra, ma forse anche per effetto del formidabile vento di sud-est che i Serbi chiamano la kosava.(189) Le città di Duna Foldvár, Paks, Mohács, sono le più minacciate del fiume e retrocedono grado a grado davanti ad esso. Tra Petrovaradin e Belgrado la riva si arretrerebbe in media di mezzo metro circa l’anno.
Il corso inferiore della Drava somiglia pei suoi innumerevoli meandri a quello del Danubio e si è dovuto rettificarlo, al disotto di Legrad, con un certo numero di tagli che l’hanno accorciato di ben 180 chilometri;(190) poco addietro però il tipo d’un fiume estremamente sinuoso era la Tisza. Difatti benchè la valle di questo corso d’acqua non sia più lunga di 545 chilometri in linea retta, il letto principale del fiume si svolgeva su d’una lunghezza di 1,300 chilometri, vagando continuamente e diramandosi all’infinito in canali secondari. A lato del fiume vivo, sono sparsi nella campagna innumerevoli braccia morte, laghi, stagni, paludi, banchi di limo che ricordano le antiche sinuosità della Tisza. Dietro una falsa idea, che ha prodotto in Ungheria funestissimi risultati più che altrove, si è creduto che bastasse tagliare i meandri del fiume, rettificare il suo letto e mettergli a fianco dighe insommergibili per riconquistare definitivamente quasi un milione d’ettari di terra e per far scomparire le febbri miasmatiche che erano prodotte nell’estate dalle acque stagnanti.
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