Per l’addietro i proprietari d’ogni contea, preoccupati soltanto del loro interesse, coll’incanalamento della Tisza miravano a un solo scopo, quello di sbarazzare il loro territorio dall’eccedenza delle acque, dovesse pur anche la massa liquida sovrabbondante allagare le vicine campagne del Danubio. Vero è che i grandi lavori intrapresi dopo, sotto la direzione dell’ingegnere Vásárhelyi, avevano il merito d’essere concepiti secondo un piano complessivo, ma il pericolo delle screpolature degli argini è però sempre imminente, e l’ammasso delle acque nella parte inferiore del bacino della Tisza è divenuto inevitabile a cagione dell’accrescimento del declivio e delle maggior rapidità delle piene.
97. -- BRACCIA «VIVE» E «MORTE» DELLA TISZA.
L’incanalamento del fiume ungherese non ha scemato affatto il pericolo delle inondazioni, le quali anzi sono diventate più funeste e si estendono su più vasto spazio; così si sono acquistati nuovi terreni all’agricoltura, ma a detrimento di altre terre più estese e più utili. Le singolari condizioni idrografiche di questa parte del bacino del Danubio costringeranno tosto o tardi gli ingegneri a prendere misure di sicurezza meno ingannevoli, dando alla prevedibile zona d’inondazione una larghezza assai più considerevole.(191)
98. -- RETTIFILI DELLA TISZA.
La Tisza incanalata come la Loira e il Po non è più il fiume errante e libero che ricordava quelli del Nuovo Mondo; non ha più la vegetazione spontanea delle rive, gli stormi d’uccelli acquatici, e i pesci, tra i quali il famoso sterlet, che fornisce, come quello della Russia, un eccellente caviale, non formano come per l’addietro «il terzo dell’acqua.
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