Ma al disopra di questo tratto del suo corso, lo spostamento dal letto della Tisza dall’est all’ovest è costante; Stefanovisci di Vilovo lo calcola a 30 centimetri in media, ciò che farebbe supporre che è trascorso un periodo di 300,000 anni dall’epoca in cui il fiume bagnava la falda occidentale dei monti della Transilvania.
      Scorrendo così verso l’ovest, la Tisza lascia dietro sè nume-rose paludi, avanzo dei suoi antichi letti. In certi punti pare di rivedere il fiume stesso: la larghezza del letto, e i meandri non hanno cambiato, e l’acqua è rimasta profonda; manca solamente la rapidità della corrente. Uno di questi fiumi apparenti è la lunga palude dell’Èr, che congiunge i corsi della Kraszna e della Sebes Koros, all’est di Debreczen. Durante le inondazioni una parte delle acque della Kraszna riprende il suo corso verso il sud-ovest, passando per le paludi dell’Èr; e tutta la regione nordica-orientale della pianura ungherese è trasformata in un’isola immensa. L’Hortobágy, che scorre al sud di Tokai, occupa pure uno degli antichi letti della Tisza. Nonostante le arginature, le paludi che la Tisza lascia per lungo tratto sulla sua riva sinistra e che i proprietari mettono a coltivazione, non sono punto guarentite contro le acque. Quando si rompe l’argine non sono esposte soltanto alla violenta irruzione delle onde,(192) ma si ricolmano eziandio per le acque di infiltrazione che si spandono sotterra da ogni lato del fiume a considerevole distanza. Queste piene sono anzi più pericolose delle inondazioni dirette, giacchè la mancanza di canali di scolo le fa durare maggiormente.