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      Si comprende come gli argini della Tisza non siano sufficienti a difendere campagne così basse, quando alle sue acque si uniscono quelle del Danubio. Quanto più gli abitanti delle rive superiori del fiume riescono a dirigere le acque sovrabbondanti nella parte inferiore, e tanto più quelli che si trovano in questa regione sono soggetti a gravi disastri. Le inondazioni più recenti hanno invaso territori chiamati «colline,» che prima non erano stati mai raggiunti dalle piene. Alla minima pioggia gli agricoltori si mettono in timore, e quando dura più di ventiquattr’ore si preparano alla fuga. Ad un allarme abbandonano i villaggi, e quando vi ritornano il loro bestiame è annegato, le capanne sono demolite ed essi vengono decimati dalla fame e dal colera. Quindi qualunque sia il merito degl’ingegneri per i lavori fatti per l’arginatura della Tisza, è certo che il paese intero vi ha più perduto che guadagnato. Il solo lavoro efficace sarebbe quello di rettificare il Danubio nel punto in cui traversa le Porte di Ferro. Occorrerebbe allargare il fiume nelle parti troppo strette, restringerlo nei bacini troppo larghi e specialmente abbassarne i punti di entrata e di uscita: così i laghi temporanei che si formano al disopra delle Porte potrebbero vuotarsi a tempo. Stefanovisci e Hobohm propongono di mettere definitivamente al riparo delle piene le campagne dell’Ungheria centrale scavando alle falde dei monti della Transilvania un canale che seguirebbe l’antico corso della Tisza e che, dopo aver ricevuto tutti i fiumi dell’est, lo Szamos, il Koros e il Maros, andrebbe a sboccare nel Danubio pel Karas, fra le dune di Deliblat e l’entrata della gola di Bazias.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume 1 - Introduzione generale - L'Europa centrale
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1884 pagine 1407

   





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