Nulla v’ha di più semplice delle grandi linee di questo paesaggio che ne fanno maggiormente spiccare la severa bellezza. Durante il giorno lontani miraggi fanno oscillare l’orizzonte; la sera il porporino del cielo e delle paludi che lo riflettono forma un meraviglioso contrasto colla cupa tinta della pianura; la notte pare che la terra stessa sia scomparsa, e non si scorge che l’immensità dello spazio stellato.(209)
UNA VEDUTA NELLA PUSZTADisegno di D. Lancelot, dal naturale.
La pianura magiara che non ha guari pareva una vera steppa lo è tuttora in realtà pel suo clima. La temperatura media, a latitudine uguale, non solo è un po’ più bassa di quella dell’Europa peninsulare, ma le alternative di freddo e di caldo sono molto più rapide. Non è raro che il termometro centigrado presenti salti di 20 e 25 gradi nello spazio di qualche ora; in piena estate si può sentirsi ghiacciati d’un tratto da un vento invernale, mentre in dicembre si gode talvolta una temperatura mite che farebbe credere d’essere in primavera. L’andamento generale delle stagioni è assai meno regolare che nell’Europa occidentale. Come i calori ed i freddi, le siccità e le pioggie sembrano quasi succedersi senza legge: diluvii interminabili che allagano il suolo seguono frequentemente a lunghi periodi di siccità che avvizziscono le erbe e spaccano la terra vegetale. Cotesti passaggi metereologici sono segnati ordinariamente da venti di una estrema violenza, che sollevano la polvere o la neve in turbini e sono a buon diritto temuti dal viaggiatore che si è indugiato nella puszta.
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