Anche le guerre ebbero molta parte in questa invasione di piante straniere. Così, dopo il 1849 quasi tutti i campi della Transilvania rimasti incolti si sono ricoperti di cardi spinosi (csimpai o xanthium spinosum) che danno alla campagna una tinta cenerognola spiacevole a vedersi. Questi cardi invadenti sono designati dai paesani magiari e rumani col nome di «spini moscoviti» (muszta tövis, spinu muscalesc) o «spini serbi.» Secondo la credenza popolare i cavalli dei Cosacchi ne avrebbero portato i semi, attaccati ai propri peli, lasciando nel paese questo ricordo della fatale conquista e degli eccidi che l’accompagnarono. Comunque sia, è certo che questo cardo non esisteva nella Transilvania prima del 1850.(211)
Come queste piante di origine straniera, la popolazione che abita la maggior parte dell’antico mare danubiano è venuta dalle steppe dell’Oriente. Presi nel lor complesso e senza tener conto delle diversità delle tribù e della loro origine, i Magiari, questo popolo errante il cui nome però significa «indigeno, figlio della terra»(212) si reputano fratelli dei Finni, degli Ostiachi, dei Voguli, dei Mordvini, e benchè ai nostri giorni siano divenuti veramente europei per la civiltà, sono ancora popoli «Turanici» se non pel tipo, che è assai bello, ma che per le numerose mescolanze è difficilissimo a trovarsi fuori delle campagne, almeno per le loro leggende, per le tradizioni, per qualche avanzo degli antichi costumi o specialmente per la loro lingua d’origine finnica.
Mentre in tutte le altre parti dell’Europa gli invasori uralo-altaici non hanno fatto che passare o si sono ben presto frammisti ai popoli circostanti, nella pianura dei Carpazi invece, hanno messo stabile stanza.
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