Gli Slovacchi hanno buona costituzione fisica, come i loro fratelli della valle dell’Elba: generalmente grandi, robusti, ben fatti, hanno però la testa meno vigorosa di quella degli Tzechi; la loro fronte è larga e scoperta e adornata da un’abbondante capigliatura quasi sempre di colore giallo-paglierino. Conservano tuttora quasi dovunque il loro costume nazionale: gli abiti festivi dei giovanotti sono composti di una camicia di grossa tela, di una giacchetta, di pantaloni di grosso panno bianco o scuro, di un largo cappello e di sandali a lacci, e le giovani portano sulla loro veste azzurra una giacchetta simile a quella degli uomini. La denominazione di «sesso bianco» (biele pohlavie) che si dà alle donne nella Slovacchia,(233) corrisponde a quella di féher nép o «popolo bianco» che si usa in Ungheria.
I coltivatori Slavi di questa parte dell’Ungheria sono più degli altri soggetti alla miseria. La natura è stata loro avara, perchè il terreno che lavorano non produce abbastanza per nutrirli. Ogni anno, per guadagnare di che vivere, sono costretti a cercare lavoro a migliaia in paesi stranieri come sterratori, manovali, o mercanti. A guisa dei Tirolesi, degli Alverniati e di tanti altri montanari dell’Europa, quasi tutti gli Slovacchi hanno una speciale attitudine in ciascun villaggio: secondo le tradizioni della loro valle, sono mercanti di olii essenziali, di stoffe, di formaggi, di mole, di secchi, di pettini e di oggetti di legno d’ogni genere. Fra di loro sono notevoli specialmente i fabbricatori di piccoli lavori di filo di ferro.
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