Questi industriali erranti, originari la maggior parte della contea di Trencsén, viaggiano in comitive per tutti i paesi della Germania e perfino in Francia, ed amano chiamarsi Magiari quando sono all’estero, meno che in Boemia, dove sono benissimo accolti come compatriotti Slavi. La loro probità è a tutta prova; conoscono sino all’ultimo limite l’arte di vivere con poco, e con grandi economie e privazioni riescono ad accumulare le poche monete d’oro colle quali ritornano trionfanti nella loro patria.
Gli Slovacchi, i quali sinora non hanno avuto che poca parte nel governo del paese, formano ormai un gruppo fra le nazioni dell’Ungheria, che si fa ogni giorno più importante. Mentre nel secolo decimosettimo erano poco numerosi, adesso raggiungono quasi i due milioni, e molte città e distretti occupati un tempo dai Tedeschi e dagli Ungheresi ora appartengono a loro. Benchè la estensione del loro dominio sia dovuta in parte al governo austriaco, che scacciò i Tedeschi protestanti dalle città minerarie dell’alta Ungheria e dal comitato di Szepes per dare la terra agli Slovacchi cattolici, questi aumentano eziandio naturalmente pel rapido accrescersi delle loro famiglie. Come esempio dell’incremento della loro razza, sono a citarsi i villaggi di Dettva e di Dettva-Huta, nel comitato di Zólyom, che contano insieme più di 12,000 abitanti, e incominciarono col farsi strada in uno stretto spazio diboscato della foresta. Il borgo di Túrócz-Szent-Marton può considerarsi come il loro centro letterario.
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