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      Quasi per evitare di essere assorbiti dal popolo valacco, gli abitanti slavi si spostano poco a poco verso l’ovest, nel distretto di Nagy-Kikinda e dall’altro lato della Tisza. I Bulgari cattolici del Banato di Temesvár sono quasi interamente rumanizzati, e i Serbi di molti distretti, pur ricordandosi della loro lingua, parlano fra loro il rumano. Benchè tranquillo e mite, nessuna razza è dunque più invadente di quella dei Rumani; più potente di un esercito di conquistatori, una piccola colonia di agricoltori valacchi basta in molti punti per cangiare a poco a poco la nazionalità di intere popolazioni.
      Questo fenomeno etnologico quantunque senza dubbio sia causato principalmente dal lavoro dei Rumani come contadini e giornalieri, dicesi che provenga pure in parte dal difetto dei Rumani di non potere nè volere imparare lingue straniere. Il Rumano che si trova in contatto con Magiari e con Slavi non fa il minimo sforzo per parlare coi suoi vicini, se non vi è obbligato, e tocca agli altri tentare di parlare la sua lingua, se vogliono farsi intendere da lui. In fatti cedono, e l’idioma valacco diventa presto il linguaggio della conversazione generale, non solo fra i Rumani e i popoli di razza diversa, ma anche fra gli Slavi e i Tedeschi.(239) Inoltre le stesse forze che favoriscono l’incremento degli Italiani nel Tirolo aiutano il progresso dei Rumani sulle rive del Danubio. Anche durante i tempi di carestia, sono pazienti, sopportano facilmente la fame confidando in giorni migliori, poi, quando la carestia è passata, rimane loro libero il campo, giacchè i loro vicini Serbi sono partiti.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume 1 - Introduzione generale - L'Europa centrale
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1884 pagine 1407

   





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