Le donne valacche per la loro grazia naturale e la loro bellezza sono pure agenti irresistibili per l’assimilazione dello razze vicine. Come dice un proverbio serbo: «Quando una Valacca v’č entrata, tutta la casa diventa valacca.» I giovani Slavi di religione greca le dimandano spesso in moglie a preferenza delle loro compaesane, tanto piů che basta una somma piů piccola per comprare coteste fidanzate. Vi sono ancora certi distretti dell’Ungheria dove il contratto di matrimonio si fa pubblicamente colla semplicitŕ dei tempi passati. A Topánfalva, nel bacino superiore dell’Aranyos, i giovani accorrono da lontano alla «fiera delle ragazze» che accade in luglio nel giorno consacrato ai santi patroni Pietro e Paolo. Si trovano lŕ a centinaia, giovani e vecchie, belle e brutte, accompagnate dai loro parenti ed amici, coperte dei loro ornamenti, sedute sulle casse che chiudono le loro vestimenta e circondate dal bestiame che č loro concesso in dote. Il notaio sta sotto un albero, attendendo il momento di redigere i contratti. Si sono contati sino a 140 sponsali in una sola fiera. Presso gli Székely magiari della frontiera moldava, non sono rari gli esempi di vendita di ragazze fatta direttamente ai mercanti dagli stessi genitori. Anche di recente non passava anno che i doganieri non fermassero alla frontiera di queste derrate viventi pagate ai venditori cinquanta o cento franchi il pezzo. Si rinvengono figlie di Székely fino negli aremmi dell’Asia.
Č notevole come nel 1848 solamente i Rumani di molte parti dell’Ungheria e specialmente del Banato, sotto l’influenza degli avvenimenti politici, siano arrivati ad avere la coscienza della loro nazionalitŕ, mentre prima non si conoscevano nemmanco sotto un nome che fosse a tutti comune.
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