Il ricco magnate si rovina egualmente ed è ancora quasi sempre ad un ebreo che passano le sue proprietà oberate. Alcuni Israeliti abilissimi speculatori, fanno amministrare i loro domini con cura; ma un gran numero soprattutto nella Transilvania, affittano la terra ai contadini stessi che hanno mandati in rovina o si fanno pagare in giornate di lavoro: le antiche servitù feudali sono in questo modo ristabilite a loro profitto.
L’Armeno che è stato sovente paragonato all’Ebreo, non gli rassomiglia che pel suo amore al commercio del denaro e pel suo attaccamento alla fede religiosa che sola ne fa una nazione. In Ungheria, l’Armeno non tenta tutti i traffici, non pratica tutti i mestieri, conserva solennemente le antiche tradizioni dei traffici; dopo i suoi viaggi, ama ritornare alle colonie commerciali che gli furono assegnate, sono due secoli, all’epoca della sua immigrazione in Transilvania, Szamos-Ujvár (Armenopoli) e Ebesfalva (Elisabetopoli). Non è nomade, non è onnipresente come l’Ebreo. Del resto l’elemento armeno, non reclutandosi più nella madre patria, diminuisce poco a poco, assorbito dalla popolazione magiara. Pochi Armeni conoscono la lingua dei loro antenati e quelli che la parlano hanno dovuto studiarla come una lingua morta.
Allo stesso modo degli Armeni, gli Zingari indiani che completano la screziata mescolanza di nazionalità dell’Ungheria, hanno trovato nelle valli dei Carpazi e nella pianura del Danubio una terra ospitale; quello ben può dirsi in Europa il loro centro geografico.
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