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      Il paese dei Magiari è una delle contrade dove gli Zingari ebbero a soffrire minori oppressioni. Fin dal quindicesimo secolo godevano certe libertà e formavano nel paese come altrettante repubbliche nomadi. In ogni comitato eleggevano essi stessi i loro capi o giudici, conosciuti nel barbaro latino dell’epoca sotto il nome di agiles. Il voïvoda delle popolazioni erranti era designato dal palatino, e come i magnati ungheresi portava il titolo di egregius o quello di magnificus. Verso il fine del diciottesimo secolo, Maria Teresa e Giuseppe II, il sovrano filosofo, vollero incivilire a forza gli Zingari obbligandoli a coltivare il suolo, loro interdicendo di portare il costume nazionale e perfino di usare la loro lingua. Ad onta di questi regolamenti alcuni gruppi hanno conservato idioma e tradizioni; ma la maggior parte parla ormai come il popolo con cui vive. Si dice che parecchi fra loro, diventati possessori dei campi, hanno finito per darsi all’agricoltura collo stesso zelo dei vicini, e non hanno più nulla delle abitudini nomadi degli antenati. Ve ne sono anche taluni, che senza avere terre, continuano a lavorare sullo stesso do-minio, attaccati alla gleba dalla miseria e dalla forza dell’abitudine.
      Il talento musicale degli Zingari è senza dubbio la causa principale che durante i secoli di barbarie, ha sì ben disposti i Magiari in loro favore, ed ha procurate loro le gioie della libera vita errante. Senza la musica degli Zingari non vi è buona festa popolare in Ungheria.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume 1 - Introduzione generale - L'Europa centrale
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1884 pagine 1407

   





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