Unita all’Aranyos, che viene dalla grande regione mineraria e passa a Thorda (Turda, Thorenburg, l’antica Potaissa), celebre per le sue miniere di sale, discende al sud-ovest serpeggiando al pič dei di-rupi egualmente saliferi di Maros-Ujvár, dove la coltivazione del sale si fa secondo un metodo piů regolare che in qualsiasi altra parte della Transilvania. A valle di Nagy-Enyed, la Maros riceve il Küküllo (Kokel), il cui ramo principale, quello del mezzogiorno, percorre una delle regioni piů ricche di centri di popolazioni o di ricordi storici; in questa valle della grande Küküllo si trovano Udvarhely, dove si tenevano anticamente le assemblee nazionali degli Székely, e la pittoresca Segesvŕr (Sigichoara, Schässburg); in quei d’intorni perě senza dubbio, ucciso da soldati russi, il nobile Petöfi il piů grande poeta dell’Ungheria. Piů in giů ecco Elisabethstadt, un’altra cittŕ degli Armeni, e Megyes (Mediechu, Mediasch) che fu pure una cittŕ di diete e d’assemblee. A valle del confluente della Grande Küküllo, la Maros scorre verso Gyula-Fejérvár (Karoly-Fejérvár, Belgradu, Karlsburg, l’antica Apulum), la «Fortezza bianca,» cosě chiamata a causa del posto che tiene fra le cittŕ del paese: nella sua bella cattedrale romana, assai curiosa per le scolture del suo portico e dei suoi capitelli, erano incoronati i principi di Transilvania, lŕ dove fu deposto il corpo del grande Hunyade. A valle di Fejérvár e dei suoi vigneti, che danno prodotti squisitissimi, la Maros, ingrossata dalla Strel, passa a Deva, la cui fiera cittadella innalza le mura, rovinate dopo il 1848, su d’una collina regolare come il cono d’un vulcano; essa custodiva una volta dalla parte d’oriente la porta della Transilvania che Arad sorvegliava ad occidente.