Così alcuni emigranti germanici del secolo decimoterzo avevano fondato villaggi i cui nomi, come Lancut (Landshut), Lanckorona (Landskrone), ecc., ricordano l’antica lingua ma costituiscono l’unica testimonianza della nazionalità primitiva. Parimenti i tessitori fiamminghi ed altri venuti nel secolo decimoterzo, all’epoca di Casimiro il Grande, ignorano per la maggior parte qual sia la loro origine; salvo i nomi di famiglia, tutto è polacco tra loro. In alcune delle loro 134 colonie i Tedeschi si sono mantenuti come iloti etnologici, grazia soltanto alla differenza di religione. Infatti, quasi un quarto dei contadini tedeschi della Galizia sono protestanti (285) ed il dialetto che parlano finì per riavvicinarsi al tedesco della Bibbia e dei canti religiosi, piuttosto che all’antico idioma alemanno degli antenati, tuttavia anche molte parole slave sono mescolate al loro linguaggio. Queste colonie di contadini tedeschi sono raggruppate principalmente nei circoli di Leopoli e di Stryj.
I Polacchi occupano, sotto diversi nomi, tutta la parte occidentale della Galizia, anzi traboccano all’ovest nella Slesia austriaca dove li chiamano «Polacchi d’acqua» (Vasserpolaken). Sono quelli che i vicini tedeschi affettano di sprezzare di più, ai quali attribuiscono maggiori inclinazioni all’ubbriachezza e il più grande avvilimento morale. Il vero è che i Polacchi vivono la maggior parte in una estrema miseria ed in una profonda ignoranza; figli di servi, sono rimasti soggetti in causa della carestia che li perseguita e li dà in balia del primo venuto, specialmente dell’usuraio di villaggio.
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