Fra questi varî elementi della popolazione, quello che aumenta con maggior rapidità in Bucovina ed in Galizia, come nei paesi Czechi ed in tutte le provincie austro-ungariche, è l’Israelita. Già prima del 1848, allorchè gli Ebrei erano ancora oppressi dai costumi e dalle leggi, aumentavano di numero; ora le loro famiglie, sempre ricchissime di fanciulli e protette contro la dissolutezza da una morale severa, sciamano più presto ancora e diventano gradatamente padrone del paese. Quasi la metà di tutti gli Ebrei austriaci abitano la Galizia e la Bucovina; ora, siccome la maggior parte dei loro correligionari di Polonia e di Russia si trovano appunto ammassati nei distretti limitrofi, si può veramente considerare questa regione centrale dell’Europa, più che la Palestina o qualsiasi altra contrada del mondo, come il paese ebreo per eccellenza. È il centro della tela, la cui sottile reticella l’abile ragno ha distesa su tutto il continente.
Si comprende facilmente che queste moltitudini d’Israeliti senza patria, senza legame diretto colla terra o colle popolazioni indi-gene, del resto quasi sempre disposte a professare l’opinione che frutta più, vale a dire quella dei padroni politici, siano una gran causa d’indebolimento pel partito dell’autonomia polacca e rutena. A Leopoli, capitale della Galizia, a Cracovia, a Rzeszów ed in altre grandi città, gli Israeliti formano già più d’un terzo della popolazione; a Brody, a Drochobicz sono in maggioranza, e non havvi città dove non si incontrino in gran numero, vestiti ancora dell’antico costume: lungo pastrano, grandi stivali, cappello a larghe tese ombreggiante la ciocca di capelli arricciati che pendono sulle guancie.
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