Nel 1584, un altro imperatore, Rodolfo II, li diede in pegno per una somma tripla, poi nel 1628 furono definitivamente venduti in servitù. Una rivolta impotente non fece che rendere la loro condizione più miserabile ancora: dell’antica libertà più non rimase loro che un ricordo. Essi non parlano più polacco, ma hanno mischiato alla lingua usuale qualche parola del loro antico idioma; si riconoscono eziandio alla vivacità della loro fisionomia ed alla foggia del loro vestire. Parecchie case sembrano tuttora ridotti fortificati.(314)
Sembra che un certo numero di Chodi fossero del pari stabiliti da Bretislav al sud-est dello sbocco di Domazlice nell’alta valle della Brdlavka o Angel; ma non ad essi soli furono consentiti privilegi: tutti gli abitanti di questa parte del paese, tedeschi d’origine, diventarono «contadini del re» (künische) e fu loro riconosciuto il diritto di amministrarsi da loro. Non pertanto furono essi pure più d’una volta messi a pegno, come i vicini i Chodi, nel 1429, nel 1578, nel 1623, ma ogni volta riescirono sia a riscattarsi, sia a farsi rendere la libertà; verso la metà del secolo, allorquando il livello agguagliatore passò su tutte le popolazioni delle campagne di Boemia, i «contadini reali» godevano ancora del diritto d’eleggere il proprio giudice fra loro e possedevano privilegi non meno apprezzati, libertà di caccia, di pesca, della fabbricazione della birra e dell’acquavite.(315)
Al sud dell’Erzgebirge, gli Czechi, chiusi fra una popolazione sovrabbondante di Tedeschi, non hanno mai potuto oltrepassare l’Eger; i nomi dei villaggi che terminavano in grün o in reute, e che indicano le antiche aperture di foreste o i dissodamenti, segnano press’a poco il limite fra le due razze; nella montagna, le denominazioni di villaggi slavi mancano quasi totalmente.
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