Bisogna dire altresì che nei distretti dove gli Czechi sono in maggioranza buon numero di Tedeschi, qualificati come rinnegati dai loro compatriotti, cercano di farsi ben volere dalla popolazione sforzandosi a balbettare la lingua del paese, e perfino traducendo i loro nomi di famiglia. Fatto curioso, che prova qual sia la tenacità dello Slavo, i Croati di Moravia, che sono appena 2,300, sono quelli che nei matrimoni misti impongono la loro lingua ed i loro costumi.
      In Boemia la lotta fra Germani e Slavi è ardentissima. Hanno-vi poche contrade dove due razze viventi l’una accanto all’altra si detestino così cordialmente come gli Czechi ed i Tedeschi della Boemia, almeno quelli che si appassionano delle questioni politiche: fra loro havvi più che antipatia, vi ha un vero odio di razza. Agli occhi dello Czeco, il tedesco è «goffo, puzzolente, un bruto:» pel Tedesco il Boemo è «un mentitore, un rettile.» L’antagonismo delle due nazionalità è tanto più grave in quanto che nella maggior parte dei distretti coincide colla differenza delle classi. In generale, la borghesia delle città è tedesca, mentre gli Czechi appartengono all’aristocrazia o costituiscono la folla dei contadini, e nelle regioni industriali la gran maggioranza degli operai: il ceto medio non è affatto rappresentato fra gli Slavi di Boemia e di Moravia se non dagl’impiegati di ogni genere del resto numerosissimi. Tutti i grandi avvenimenti europei eccitano il patriottismo rivale delle due nazionalità e delle due classi; fin nei più piccoli villaggi, i partiti organizzati in associazioni d’ogni specie, per la musica, per l’istruzione mutua, per l’acquisto delle derrate, si esaltano e si sfidano, giacchè il contadino czeco non è punto ignaro della sua storia; quantunque rientrato in grembo al cattolicismo, egli si ricorda di Giovanni Huss e di Zizka e mostra con fierezza la piazza di Tábor donde partiva il segnale della guerra santa contro i Tedeschi; egli conosce tutti i siti dove si sono compiute le prodezze degli avi.