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      Nulla più del supremo pericolo giova ad aprire gli occhi. Gli Ungheresi hanno imparato, che la sorte dei Turchi poteva divenire la loro; come i loro parenti di stipite uralo-altaico si qualificarono stranieri di passaggio e sarebbero minacciati come essi, se non d’esser rigettati nel loro continente d’origine, per lo meno di perdere ogni influenza politica nel loro continente d’adozione. Se Costantinopoli cadesse fra le mani dei Russi, o divenisse la capitale d’un impero della Slavia meridionale, e per contra-colpo Pest si trovasse per così dire, come sospesa nel vuoto, gli Ungheresi, quantunque giustamente fieri del loro passato nazionale dieci volte secolare, potrebbero trovarsi, come popolo, in balia dei vicini. L’equilibrio è più instabile che altrove in questa parte del continente e dovrà cambiare ben presto, grado a grado, ovvero bruscamente.
      Tanta parte d’ignoto si mescola ancora ai problemi della storia, che sarebbe più che imprudente avventurare una predizione relativamente al destino prossimo dell’Austria. Si citarono sovente le parole pronunciate dallo storico Palacky nel 1848: «Se l’Austria non esistesse, bisognerebbe inventarla nell’interesse dell’Europa!» Coloro che temono le lotte, accompagnamento necessario di ogni transizione da uno stato politico ad un altro, possono ripetere questo detto, che il suo autore stesso sembra aver dimenticato più tardi; ma la crisi non è meno inevitabile, e porterà con essa un cambiamento nell’equilibrio nelle nazioni dell’Europa orientale.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume 1 - Introduzione generale - L'Europa centrale
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1884 pagine 1407

   





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