Essa deve valutarsi a non meno di sei miliardi, cioè quasi alla metà della produzione totale; il lavoro delle manifatture rende dunque in media tre o quattro volte più di quello dei campi per ogni capo d’operaio.(348) Per l’industria manifatturiera come per l’agricola, la produzione dell’Austria è per lo meno doppia di quella dell’Ungheria e dei paesi annessi. Egli è principalmente in Stiria ed in Carinzia che si trovano i grandi opifici metallurgici; la Boemia e la Moravia hanno specialmente filature di cotone, di lana, di lino, di canapa,(349) fabbriche di vetri, di birra,(350) di zucchero di barbabietola;(351) la Moravia, la Slesia, il Vorarlberg hanno pure le loro manifatture di stoffe diverse; finalmente Vienna ed i suoi dintorni hanno, come la Boemia, vaste filature, fabbriche di prodotti chimici, di macchine e tutti quegli altri stabilimenti senza numero necessarî a provvedere gli utensili moderni al lavoro ed al lusso delle grandi città: vi si trovano perfino fabbriche di seterie che tessono stoffe grossolane per l’Oriente e pei contadini dei Carpazi. L’Ungheria, la Transilvania, la Croazia non hanno, ad eccezione di Pest, centri industriali che possono essere paragonati anche da lungi, alla pianura viennese di Neustadt, alle città boeme dell’Eger, oppure ai distretti di Reichenberg, di Brünn, di Troppau. Un indizio della scarsa industria relativa dei paesi orientali dell’impero è fornito dai quadri statistici della popolazione. Benchè meno popolati, i paesi ungheresi hanno un numero molto più considerevole di domestici maschi al servizio dei grandi: in Austria, dove il turbine della vita trascina un maggior numero di uomini verso un lavoro serio, gli opifici assorbono la metà dei giovani che in Ungheria diventerebbero servitori e staffieri.
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