I municipî autonomi hanno diritti di legislazione locale più estesi, ma i maggiori imposti vi ripartiscono pure il potere per metà cogli eletti popolari. Questi municipî, alcuni dei quali hanno sino a seicento membri, sono i comitati e le «città libere reali;» il governo vi è rappresentato da un «fö-ispán» (in tedesco Obergespan) nominato per un tempo indefinito; egli presiede solamente, ma non ha il diritto d’intervento. «L’università della nazione sassone» si componeva un tempo di quarantaquattro membri delle città e dei distretti tedeschi presieduti da un «conte reale;» ma questa organizzazione si è fusa in quella dei comitati. Finalmente in Croazia-Slavonia, ogni Comitato nomina una skupscina, che si compone degli eletti dal voto dei cittadini e delle «voci virili» ed ogni comune è amministrato da una delegazione municipale: nelle città il «Magistrato» e nelle campagne il giudice del comune rappresentano il potere centrale.(384)
In Austria-Ungheria, la Chiesa è una delle grandi istituzioni dello Stato.(385) I suoi dignitari per la loro «voce virile» non meno che pei loro emolumenti, per le loro ricchezze, e specialmente per le loro vaste possessioni territoriali, che ne fanno ancora altrettanti principi vassalli, hanno una parte del potere politico. Il sovrano deve appartenere alla religione cattolica e ancora pochi anni or sono i culti dissidenti erano solamente tollerati: prima del 1867, parecchie sêtte sono state perfino perseguitate. I culti riconosciuti dallo Stato sono: in primo luogo quello dei cattolici nei loro tre riti, latino, greco, armeno; il culto dei greci ortodossi; quelli delle due Chiese luterana e riformata degli unitari, e il culto ebraico.
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