(1) Da per tutto pareva di sentir ripetere il finis Austriae.
Ma la storia già narrava che l’Austria aveva superati altri pericoli simili, perchè la causa che l’aveva fatta nascere ne rendeva necessaria l’esistenza. Ci voleva sul Danubio un forte Stato per resistere ai Turchi, e questo Stato non è meno necessario adesso per succedere loro e tener testa alla Russia. Per questo l’impero degli Asburgo incominciò a pensare al suo interno riordinamento e cercò, se non uno stabile assetto, un equilibrio, il quale consentisse uno sviluppo pacifico, e bastasse a tener insieme le diverse nazionalità.
La crisi cominciò, si può dire, per l’Austria, quando essa entrò nel diritto nuovo, e riconobbe che i popoli non sono beni patrimoniali o schiavi di un padrone. Quando si diceva Austria, una volta, si adoperava una parola alla quale nulla corrispondeva di reale, ma che convenzionalmente significava l’assieme delle nazionalità riunite sotto lo scettro della casa d’Asburgo. Nessun legame organico fra loro; ciascuna aveva le proprie istituzioni, le sue corti, i suoi privilegi, le sue leggi; formavano un tutto, perchè appartenevano alla stessa dinastia, come dominî separati di una grande famiglia, che li avesse acquistati a titoli diversi, con facoltà di alienarli, ipotecarli, darli in dote, donarli a proprio talento. II riordinamento politico di uno Stato così costituito secondo i principî liberali, doveva incontrare difficoltà gravissime, e non era possibile senza tener conto dei diritti storici delle singole parti dell’impero.
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